Archivio per giugno, 2013

L’Italia, si sa, è terra di poeti, santi e navigatori.
Ma facendo riferimento al periodo attuale, diciamo che sono altre le categorie di persone attraverso le quali veniamo generalmente “catalogati”, in base a tipiche attitudini e peculiarità che ci contraddistinguono.
Questo lo si evince, spesso, anche dai risultati ottenuti a seguito di sondaggi statistici in base ai quali, come consuetudine, vengono poi stilate curiose classifiche tra i cittadini di tutto il mondo, dove, dalla posizione occupata in graduatoria, si determina quanto un popolo possa essere accostato o meno ad una particolare categoria di persone.
Sicuramente, ritornando al discorso classifiche, per quanto gli italiani possano annoverare ottimi piazzamenti in graduatorie che, ad esempio, si rivolgono agli stilisti più apprezzati, agli amatori più passionali oppure agli chef migliori, (tanto per citarne qualcuna) di contro, visti i dati sconfortanti emersi da sondaggi dello scorso anno, occupiamo ad esempio un’umiliante ultima posizione per ciò che riguarda i lettori più assidui tra i paesi membri dell’ Unione Europea e comunque, più in generale, una delle più basse di tutto il continente.
In Europa, parlando di cifre, nel 2012 soltanto il 46% degli italiani ha letto almeno un libro, percentuale che se confrontata con quella della Germania (che arriva addirittura all’82%), della Francia (70%) o della Spagna (61,4%), ci deve far parecchio riflettere, oltre che impallidire. Un dato decisamente sconfortante, soprattutto per demerito degli uomini, che leggono molto meno rispetto alle donne (rispettivamente il 39,7% contro il 51,9%).
Percentuali bassissime anche tra i nostri connazionali che leggono tra i 4 e gli 11 libri all’anno (18,4%) e coloro che invece superano gli 11 (soltanto il 6,3% della popolazione).
Anche per ciò che riguarda i quotidiani, la situazione non è delle migliori.
Il 52% dichiara di leggerne uno almeno una volta alla settimana, mentre solo il 36% li legge almeno 5 giorni su 7.
C’è da dire, comunque, che molti preferiscono informarsi tramite il web, pur considerando che anche attraverso l’utilizzo della rete i nostri limiti a livello di lettura e di ricerche a scopo culturale tendano a permanere.

libri

Se già leggiamo poco, inoltre, bisogna aggiungere che lo facciamo anche scegliendo letture di scarsa qualità!
Basti pensare, ad esempio, alle classifiche dei volumi più letti in Italia ogni settimana, oppure ai libri più venduti nel nostro Paese. Come avrete notato più volte, le migliori posizioni sono spesso occupate, tanto per citarne qualcuno, da libri di cucina tipo della Clerici o della Parodi, romanzi di Fabio Volo, autobiografie di calciatori, etc.
Per non parlare poi delle riviste di gossip, che a suon di scandali e pettegolezzi, catturano l’attenzione di un foltissimo numero di lettori, aiutati anche da programmi televisivi spazzatura che ci bombardano da mattina a sera, ma di questo ne abbiamo già discusso…

Italiani popolo di poeti, santi e soprattutto navigatori, abili ed esperti marinai anche nell’infinito mare dell’ignoranza…

Buon week end gente, a venerdì prossimo!

Stefano Ristori

Un fenomeno negativo particolarmente radicato qui in Italia, nell’ambito già di per sé difficoltoso del lavoro pubblico, è quello dell’assenteismo.
Un problema presente da noi già da diverso tempo, ma che forse ha subito un’inquietante impennata da una decina d’anni a questa parte, con casi più volte documentati soprattutto tra gli impieghi statali, ma anche con altri episodi eclatanti di astensionismo da parte di alcuni dei nostri parlamentari, fino a situazioni di minor clamore, ma comunque altrettanto gravi, emerse in diversi altri settori.
Secondo recenti rilevamenti Istat, pare che negli ultimi anni, all’interno di questo contesto, la percentuale di assenze abbia raggiunto circa il 20%, alla faccia della crisi (e della conseguente carenza dei posti di lavoro) che sembra non aver quasi per nulla influito su questo dato decisamente sconfortante!
Nonostante trovare e mantenere un impiego risulti ormai, ad oggi, impresa davvero ardua, c’è evidentemente chi l’impiego c’è l’ha e di tale dato pare fregarsene altamente, truffando così lo stato senza farsi troppi scrupoli!
La condizione più grave pare essere quella legata agli enti locali, soprattutto nei comuni, con una classifica di assenze che vede in testa Bolzano (con una media di 38,9 giorni), seguita da Firenze (29,8 giorni) e poi da Milano (27 giorni).

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Gli assenteisti peggiori, di cui le cronache ed alcuni programmi di denuncia (come ad esempio “Striscia la Notizia” e “Le Iene”) ci hanno raccontato le “gesta” innumerevoli volte, sono da indicare tra quegli impiegati che timbrano al mattino il cartellino magnetico puntuali come orologi svizzeri, ma che poi se ne vanno di nascosto, magari coperti anche da qualche collega, abbandonando così il posto in ufficio per svolgere in altro luogo e per un periodo di tempo più o meno lungo altre faccende personali.
La questione, in Italia, è talmente grottesca che spesso questi individui non hanno nemmeno bisogno di nascondersi o di farsi coprire da qualcuno, proprio perché, non venendo minimamente controllati, possono fare i loro comodi in assoluta tranquillità e senza, per questo, temere di venire scoperti e di essere così soggetti ad eventuali richiami o sanzioni disciplinari (in alcuni casi anche perché agevolati da addetti a controlli che praticano assenteismo a loro volta o che sono troppo magnanimi e tolleranti nei loro confronti)!
Importante è sottolineare, comunque, come questa fenomenologia tipica del lavoro pubblico non debba però essere associata ad ogni lavoratore di questo settore, considerando che ci sono invece davvero molti impiegati che non solo prestano servizio in maniera onesta ed impeccabile, ma che spesso si ritrovano a dover sbrogliare matasse burocratiche da cui il nostro Paese è aggrovigliato, in molti casi giusto per colpa di qualcuno che non svolge il proprio dovere!

Non resta che sperare, dunque, in chissà quale soluzione per questo tipo di problema. L’avvento della crisi economica non solo pare non sia servito almeno a portare un freno a questa piaga, ma anzi, è stato causa, e lo è tutt’ora, di gravi ripercussioni sulla qualità e sull’efficienza dei servizi pubblici offerti dallo Stato!
Al momento, non possiamo far altro che assistere impotenti ad un circolo vizioso contro cui non si può far nulla. E’ un po’come il classico cane che si morde la coda.

Anche per stavolta è tutto, appuntamento a venerdì prossimo, ciao!!!

Stefano Ristori

Il 16 gennaio del 2003 è stata approvata dal parlamento italiano la legge antifumo.
Da questo momento in avanti, nel nostro Paese, è entrato in vigore il divieto di fumare negli spazi pubblici al chiuso, ad eccezione di appositi spazi al coperto adibiti appositamente per i fumatori, in cui debbano comunque essere osservate normative specifiche relative alla ventilazione, alla pressione atmosferica ed al tasso di ricambio aria.
Sicuramente una vera e propria boccata d’ossigeno (e non solo in senso metaforico!) per tutti coloro che si sono ritrovati fino a quel momento, me compreso, a dover subire il fumo passivo senza poter far nulla. Penso specialmente a quei luoghi in cui si mangia o si beve (ristoranti, pub, bar, etc.), in cui per fortuna al chiuso questo fastidiosa consuetudine è stata finalmente debellata. Persiste comunque la problematica nei locali all’aperto, dove in Italia sembra che, in questo caso, il fumo non possa minimamente recare alcun disturbo agli avventori che non hanno questo vizio sgradevole.
Negli Stati Uniti, in Giappone ed in molti altre nazioni, il divieto assoluto di fumare è stato esteso in qualunque luogo pubblico, sia che si trovi al chiuso o all’aperto.
Stessa cosa ancora non è avvenuta da noi, o per lo meno non è stata varata ancora una legge in tal senso(anche se pare ci saranno novità positive nel prossimo futuro) a parte qualche brillante iniziativa isolata in alcune zone d’Italia.
Da non fumatore, sono particolarmente sensibile a questa tematica, varie sono state le situazioni in cui un mio pasto all’aperto sia stato parzialmente rovinato da maleodoranti vampate di fumo, o perché seduto vicino a fumatori oppure perché gli spostamenti d’aria avevano deciso di farmi dispetto.

vietato fumare

Ad esempio, un paio di domeniche fa, mi trovavo a Vigevano a fare una passeggiata con la mia compagna. Ci siamo seduti in uno dei tavolini di un bar della famosa piazza centrale della località, tra l’altro, a mio giudizio, una delle più belle d’Italia.
Abbiamo ordinato del cibo e, nel bel mezzo della nostra consumazione, in un tavolo adiacente al nostro si sono seduti un uomo ed una donna, entrambi fumatori, che senza farsi troppi problemi hanno acceso in contemporanea la sigaretta e hanno cominciato a “sfumazzare” con gusto. A proposito di gusto, vi lascio immaginare in quel momento il sapore della mia coppa gelato e del panino della mia compagna.
Questo solo per citarvi un avvenimento recente, ma ormai ho perso il conto delle volte in cui, mio malgrado, mi sono ritrovato in questo tipo di situazione.
A voi non è mai capitato? Immagino un sacco di volte… Tra l’altro mi è successo di confrontarmi proprio con alcuni fumatori che, a loro volta, mi hanno confessato di provare fastidio se sentono odore di fumo mentre mangiano.
Ma la questione andrebbe comunque estesa, non solo a locali in cui si consuma cibo, ma a tutti quegli ambienti all’aperto in cui il fumo possa dare fastidio e procurare addirittura danno a soggetti particolarmente a rischio, penso a persone con problemi di salute e bambini.
Quindi, miei cari fumatori, non pensiate di non causare alcun disagio alla gente che vi sta intorno solo per il fatto che non vi troviate al coperto, abbandonate questa falsa inconsapevolezza molto più simile al menefreghismo, cercate di essere più sensibili ai problemi degli altri, nell’attesa di una legge che ponga finalmente rimedio a tale questione.
Tanto ne avete di occasioni e di luoghi per fumare le vostre sigarette, i vostri sigari dall’odore nauseabondo, le vostre pipe in assoluta libertà e, soprattutto, senza ledere la libertà di chi non fuma!
Mettetevi una manina sulla coscienza…

Ciao a tutti, a venerdì prossimo!

Stefano Ristori

Di solito, durante il sonno notturno, faccio fatica a sognare.
Oppure mi capita di sognare, ma poi, al risveglio, non ricordo più cosa ho sognato.
Diciamo che se fossi un appassionato del gioco del lotto, ad esempio, avrei serie difficoltà nell’individuare dei numeri da giocare prendendo spunto dai miei sogni, magari facendo riferimento agli accostamenti della classica smorfia napoletana. Infatti, quelle poche volte in cui mi capita di decidere di tentare la fortuna, solitamente ripiego sui numeri della mia data di nascita, e puntualmente perdo!
C’è gente invece, sia che sogni o meno, che non trova alcuna difficoltà a decidere quali numeri giocare al lotto o comunque a tutti i concorsi affini (superenalotto, dieci e lotto, win for life, etc.). Ed in alcuni casi, ama giocare con una certa assiduità, puntando anche cifre sostanziose.
Il problema nasce quando il divertimento si trasforma purtroppo in ossessione, quando la rincorsa ad un ambo fortunato o ad un semplice estratto su qualche ruota specifica, al di là delle manifestazioni oniriche e di tutto il resto, scatena una caccia patologica nella quale il giocatore incallito sfodera il peggio di se stesso, dilapidando in molti casi anche veri e propri patrimoni.
Come avrete capito, il post di questa settimana è dedicato a quegli italiani tormentati dal gioco, dapprima abbagliati dall’illusione del guadagno facile e veloce, ed in seguito resi schiavi da una sudditanza oltremodo dannosa.

slot-machines

Tra i miraggi nostrani più diffusi, oltre che quello per il lotto, ci sono anche scommesse sportive ed i tanto amati “gratta e vinci”, con tanto di spot con cui ci stanno martellando da diversi anni e che hanno annichilito il cervello di molti, facendo leva sul famoso slogan “ti piace vincere facile”?
Francamente ritengo che non ci sia nulla di male a lasciarsi tentare qualche volta. A chi di noi non è mai capitato di acquistare un gratta e vinci oppure (come faccio io ogni tanto ad esempio, da appassionato di calcio) di fare qualche puntata sportiva?
Il guaio subentra quando l’occasionale divertimento lascia spazio all’accanimento insano ed alla dipendenza, soprattutto quando scatta il diabolico sistema, ad esempio, che consiste nell’aumentare in maniera decisa le puntate per recuperare i soldi persi precedentemente, ed è proprio allora che s’imbocca il tunnel del non ritorno, della patologia e della rovina economica.
Altra infernale assuefazione, per la quale personalmente provo un’irritazione maggiore rispetto alle altre, è quella per le macchinette slot machine e video poker.
Ci sono bar, locali e sale da gioco (che ultimamente spuntano come funghi) pieni di persone, solitamente uomini di ceto medio/basso che trascorrono intere giornate davanti a questi apparecchi succhia soldi, in alcuni casi anche durante l’orario di lavoro!
Gente che butta via interi stipendi, magari con famiglia da mantenere, e che addirittura mette a repentaglio anche il posto in azienda a causa di questa assurda mania!
In molti sperano di migliorare le proprie vite tramite queste facili scappatoie, ed è proprio quando il pensiero è tale che il meccanismo diventa perverso, si supera il confine della responsabilità e ci si ritrova ad annaspare nel tentativo disperato di tornare a galla, correndo invece il forte rischio di affogare definitivamente.
Il giocatore patologico, infatti, si affida irrazionalmente dapprima alla possibilità di vincere guidato dalla fortuna, ed in seguito, quando comincia a perdere, alla possibilità invece di rifarsi, con la malsana convinzione che la sorte debba cominciare a girare diversamente.
Basta poco per tramutare un semplice momento di divertimento in un pericoloso viaggio da cui poi è difficile far rientro…meglio rimanere coscienziosi e sapersi accontentare, del resto, come tutti sappiamo, il gioco è bello quando dura poco!
Ok quindi a lotto, gratta e vinci e scommesse sportive, ma con puro spirito ludico e soprattutto… con moderazione!

Buon fine settimana! Se giocate, fatelo responsabilmente!!!

Stefano Ristori