Archivio per luglio, 2013

Da poco più di 6 mesi (da quando è nato questo blog) a questa parte, ho cercato di porre l’attenzione su diverse cattive abitudini tipiche del popolo italiano.
Gli argomenti di cui ho scritto sono stati di varia natura, spaziando da post in cui ho trattato di peculiarità divertenti a temi più seri con problematiche più gravi e sulle quali c’è davvero di cui vergognarsi.
Ogni settimana, inoltre, molti di voi mi hanno aiutato commentando i miei articoli lasciando, talvolta, anche preziose testimonianze che, a seconda delle circostanze, suffragavano o anche smentivano ciò di cui avevo raccontato, fornendo così sia a me quanto agli altri lettori ulteriori ed interessanti spunti di riflessione.

buone_vacanze

Quindi, grazie davvero per la vostra utilissima partecipazione (commentatori o semplici lettori), spero continuiate così anche nel prosieguo di questa avventura, che per il mese di agosto si interromperà momentaneamente ma riprenderà nuovamente dal 6 settembre.
Del resto, che italiano sarei se non mi allineassi alla tipica usanza “nostrana” delle “ferie d’agosto”? 
Ovviamente, pur dedicandomi al riposo ma anche ad altre cose, mi organizzerò per un rientro dalle vacanze con novità ed ulteriori sfoghi che aspetteranno soltanto di essere letti e commentati da voi.
Fossero poi anche apprezzati, meglio ancora!
Quindi vi auguro buone vacanze lasciandovi questo simpatico video di Bruno Bozzetto, in cui vengono messi in contrapposizione i comportamenti degli italiani in determinate situazioni con quelli invece degli altri cittadini europei. Una sorta di piccolo riassunto delle nostre peggiori nefandezze, alcune di esse anche da me raccontate.
Buona visione, appuntamento a settembre!!!

Stefano Ristori

Tempo d’estate, tempo di ferie!
E da bravi mediterranei peninsulari, circondati per tre quarti dal mare, adoriamo trascorrere le nostre vacanze affollando le spiagge e, soprattutto, passando il nostro tempo sulla sabbia dando sfoggio, ahimè anche in questo caso, dei nostri soliti comportamenti molesti che da molti non vengono certo visti di buon occhio.
Analizziamone qualcuno.
Innanzitutto la pessima abitudine di produrre rumori molesti si perpetua anche in queste situazioni, pare ormai scontato che la presenza di un italiano in un contesto qualsiasi debba associarsi in maniera direttamente proporzionale all’aumento dei decibel prodotti.
Praticamente tra cafoni molesti di ogni sorta, genitori urlanti, bimbi frignanti, ogni occasione è buona per creare frastuono!
Sottocategoria della categoria sopracitata è quella in cui appartengono gli ossessionati dal telefonino (anche questi già visti tempo fa) che, noncuranti della quiete altrui, disturbano e creano disagio generale con suonerie e cicalini vari, trascorrendo ore a parlare dei fatti propri a voce alta.
Poi ci sono i “beach invaders”, coloro che giocano a calcio, volley, racchettoni, etc. sulla spiaggia, invadendo a suon di pallonate, nuvole di sabbia e schizzi d’acqua gli altri poveri bagnanti che invece se ne stanno quieti sotto l’ombrellone.
Mi rendo conto di quanto sia divertente organizzare una bella partita in riva al mare, lo abbiamo fatto tutti, però se ci cercasse di farlo in ambiti in cui si è certi di non arrecare il minimo disturbo a nessuno sarebbe senz’altro cosa buona e giusta!
Rimanendo in tema d’invasione, altra nostra brutta abitudine è quella di avvicinarci eccessivamente agli spazi vitali degli altri, magari attaccando il nostro ombrellone oppure teli mare, sedie a sdraio ed altri oggetti di varia natura a pochi centimetri da chi ci sta vicino.

spiaggia

Spostando l’attenzione invece sui comportamenti prettamente “acquatici”, risultiamo particolarmente indisciplinati e non rispettosi delle regole di sicurezza alle quali ci si dovrebbe attenere in mare, ad esempio distanza delle imbarcazioni dalla riva, utilizzo di aqua scooter, pesca subacquea, etc. Quindi, oltre che maleducati, anche molto pericolosi per l’incolumità nostra e altrui!
E poi, come gran finale, altra tipica peculiarità italiana estiva che non viene ben giudicata, soprattutto dagli stranieri, consiste nelle classiche abbuffate familiari sulla spiaggia!
In questo caso, l’usanza prepondera più marcatamente nel sud Italia, con mega gruppi di persone che si riuniscono sotto uno o più ombrelloni per condividere pasta al forno, lasagne e comunque ogni sorta di cibo, in un clima generale tanto festoso e godurioso per chi partecipa alla tavolata quanto irritante per coloro che invece stanno intorno a guardare (forse però in questo caso anche perché rosicano un po’ per l’invidia).
Insomma, come al solito non perdiamo occasione per farci riconoscere!

Dunque, italici tipi da spiaggia, anche per questa settimana è tutto. Voi che potete godetevi il mare (nella maniera meno molesta possibile) alla facciazza nostra, che invece ce ne restiamo qui in città palliducci, sudaticci e a boccheggiare dal caldo!

Ciaooooo!!!!!

Stefano Ristori

Ed eccomi anche oggi a parlare di un’altra nota dolente del nostro Paese, un grosso limite che ci condiziona nei rapporti interpersonali, in un periodo in cui la forte globalizzazione sta caratterizzando, soprattutto qui in Europa, un importante processo di metamorfosi a livello politico, sociale ed economico di molte nazioni, Italia compresa.
Mi riferisco alla comunicazione e nello specifico a quella verbale, con la lingua inglese che dovrebbe essere conosciuta ed utilizzata in maniera quantomeno sufficiente per poter interagire con chiunque in ogni angolo (o quasi) del mondo.
Secondo una ricerca di EF (Educational First), organizzazione specializzata in vacanze-studio e corsi di lingua all’estero, in base ai risultati 2012 relativi ad un questionario girato a 54 paesi del mondo durante il triennio precedente, l’Italia si è piazzata tra le ultime posizioni dei paesi europei come conoscenza di questa lingua, seguita soltanto da Russia e Turchia.
Il punteggio per misurare il livello di preparazione è stato determinato attraverso un indice denominato EPI (English Proficiency Index).
Al primo posto della classifica risultano essere gli svedesi, con un EPI di 68,91, seguiti dai vicini della Danimarca con 67,96.
L’EPI italiano invece, raggiunge il misero punteggio di 54,01, ed anche in questo caso (così come con i libri letti, di cui ho scritto un paio di settimane fa) meno peggio le donne (55,72) rispetto agli uomini (52,16).
Un dato sconfortante, che rende gli italiani, ad esempio, meno competitivi nel mercato del lavoro, soprattutto in questo periodo per noi già alquanto difficile a livello economico.
Analizzando invece nel dettaglio i risultati all’interno dei nostri confini, la regione che si è meglio comportata è stata il Friuli Venezia Giulia (59,19), seguita da Lombardia (57,38) e Lazio (56,03).
Fanalino di coda è risultata essere la Calabria, con un EPI di 47,88.

english

Probabilmente, questo deriva da un approccio con la lingua inglese (e con le altre lingue in generale) che comincia in maniera tardiva rispetto a ciò che avviene in altre nazioni.
Soltanto da non molti anni a questa parte si è cercato di porre rimedio, introducendo l’insegnamento dell’inglese sin dalle scuole elementari, affiancato poi nel resto del percorso scolastico anche da altri idiomi (francese, tedesco, spagnolo, etc.).
Bisogna però ammettere che questa recente“corsa ai ripari” pare abbia dato dei frutti: i giovanissimi infatti si stanno allineando ai loro coetanei del resto d’Europa, con i nostri ragazzi al di sotto dei 20 anni che hanno raggiunto una dimestichezza con l’inglese migliore persino di francesi e spagnoli!
Le difficoltà restano prerogativa, dunque, dei più “anzianotti”, con gli over 40 che rimangono poco avvezzi all’impiego di questa lingua ma sempre molto propensi a sostituire il linguaggio verbale con quello dei gesti (lo sappiamo bene!), oppure ad azzardare qualche parola in un inglese improbabile condito da una serie di strafalcioni fonetici che, per lo meno, risultano essere involontariamente divertenti e che servono ogni tanto a strapparci qualche sorriso!

Non ci resta quindi che prendere esempio dai più giovani, metterci d’impegno e cominciare a studiare!
Del resto…non è mai troppo tardi!

Ok friends, bye! Have a nice week end!

Stefano Ristori

Il termine con cui si fa riferimento ad oggetti volanti non identificati, nella cultura popolare spesso associato a navi spaziali extraterrestri, è l’acronimo inglese “U.F.O.”, parola derivante dalle iniziali di“Unidentified Flying Object”.
In questo caso, ho voluto simpaticamente prendere spunto da questa sigla per indicare degli “oggetti volanti” che, al contrario, sono identificabilissimi, che viaggiano su aerei di linea, ma che per la loro fastidiosa condotta risultano, talvolta, essere sgraditi agli altri viaggiatori (Unpleasant Flying Objects).
Vi sentite per caso chiamati in causa? Bravi, perche gli “sgraditi oggetti volanti” siamo proprio noi italiani!
Già appena giunti in aeroporto, al momento del check in, cominciamo col dare sfoggio di comportamenti che di certo non passano inosservati. Come nostro solito, e come già raccontato qualche mese fa, abbiamo il pessimo vizio di metterci in coda in maniera disordinata, cosa che determina spesso confusione e discussioni relative alla posizione occupata nella fila.
Confusione che prosegue fino al momento dell’imbarco, dapprima con perdite di tempo scaturite da bagagli che superano il peso imposto dalla compagnia di volo, bagagli a mano di dimensioni non consentite, bottigliette e flaconi vari che in molti vorrebbero portarsi ma che, puntualmente, vengono svuotate oppure che dobbiamo abbandonare nella postazione metal detector dove, nel frattempo, altri nostri connazionali sono in conflitto con cinture, chiavi, monete, etc. che fanno suonare l’allarme, mentre altri ancora sono alle prese con i controlli degli addetti alla sicurezza…insomma, caos e lunghe attese su ogni fronte, con i malcapitati passeggeri di altri paesi che, loro malgrado, vengono travolti da questo turbine nostrano intriso di goffaggine e maleducazione.

italiani in volo

La performance prosegue poi sull’aereo, infatti noi italiani siamo facilmente riconoscibili perché siamo quelli che non riescono poi ad infilare nella cappelliera il famoso bagaglio a mano di dimensioni non consentite (che in qualche modo siamo riusciti comunque a portare a bordo!), cercando aiuto dall’indulgente personale di bordo tramite gesti, parlando in italiano, o con qualche parola sparata a caso in inglese.
Altro nostro marchio di fabbrica è il vociare ad alto volume (compreso quello altamente irritante di alcuni bambini), una cacofonica ma soprattutto insopportabile colonna sonora di viaggio per i soliti passeggeri stranieri che, invece, se ne stanno tranquilli, silenziosi e composti a loro posto, concedendosi al massimo qualche espressione di disappunto.
Tutto questo si trascina fino al momento dell’atterraggio, dove si raggiunge l’apoteosi della caciara nell’istante in cui l’aereo tocca terra, dove all’unisono partiamo con uno scrosciante applauso dedicato al pilota, abile a condurre tutti i viaggiatori sani e salvi a destinazione!
Anche nella fase del ritiro bagagli ci distinguiamo da tutti gli altri, tuffandoci come condor a caccia della preda sul nastro portabagagli, per impossessarci della nostra valigia con irruenza e con la solita maleducazione.

Credo di aver dipinto un quadro abbastanza preciso sul tipico italiano maleducato d’alta quota, incubo per molte persone di altre nazioni e, ovviamente, anche per tutti gli altri nostri concittadini che maleducati non sono.
Un sorta di U.F.O. con cui sarebbe preferibile non avere mai a che fare, ma con cui, purtroppo, capita di avere degli “incontri ravvicinati” che superano di gran lunga quelli del terzo tipo raccontati nel famoso film di Spielberg!

Buon fine settimana, ciao!

Stefano Ristori