Archivio per la categoria ‘Odio l’umanità’

A nostro confronto Pinocchio, il burattino che tutti conosciamo ideato da Collodi, è decisamente un dilettante. Seppur famoso per le bugie raccontate, di certo non ha mai raggiunto i livelli che un italiano medio è in grado di raggiungere, anche perché l’italiano è bravo a raccontarle e a non farsi scoprire mentre, come sappiamo, Pinocchio si faceva beccare subito a causa del suo naso che si allungava. Siamo talmente abili nel raccontare frottole tanto da essere in grado anche di costruirle in maniera credibile, condendole talvolta di dettagli così particolareggiati che possono ingannare anche la persona più diffidente.
L’utilizzo della bugia è diffuso (o perlomeno dichiarato) tra oltre la metà degli italiani, che rivelano di ricorrere all’uso delle menzogne, soprattutto piccole e veniali, in quelle situazioni in cui non se ne può fare a meno, oppure quando si tratta delle classiche bugie bianche e a fin di bene.
Supponiamo ovviamente che, della scarsa metà rimanente, solo in pochissimi siano effettivamente onesti escludendo categoricamente di aver mai raccontato frottole, ma probabilmente invece, tra i restanti sé dicenti sinceri, si celano in realtà i peggiori bugiardi di tutta la penisola.

Pinocchio

E’ stata stilata, inoltre, una classifica riguardante le tipologie di bugie da noi più utilizzate, in cui pare che al primo posto ci siano quelle dette per trarre profitto in ambito lavorativo (con superiori, colleghi e clienti), seguite da quelle di piccola gravità per condurre una vita quotidiana più serena possibile. Al terzo posto ci sono quelle dette a fin di bene, per non procurare dispiacere o per non offendere la sensibilità di qualcuno. Al quarto quelle raccontate per evitare controlli e per sfuggire dalle proprie responsabilità (con genitori, superiori, autorità in generale), al quinto quelle per difendere la propria privacy, al sesto troviamo le bugie raccontate quando si frequenta qualcuno di nascosto (amanti o comunque gente non apprezzata in famiglia), al settimo invece quelle per mantenere la pace in famiglia. Ci sono infine le bugie dette a scuola (ottavo posto), quelle sugli acquisti (nono) e quelle nelle relazioni sociali, come ad esempio quando si fanno dei falsi complimenti (decimo).
Per quanto riguarda, invece, le categorie di persone più avvezze all’utilizzo di menzogne, leaders incontrastati della graduatoria sono i politici (ma pensa!!!), seguiti, nell’ordine, dai commercianti, dai pubblicitari, dai criminali, dalle donne, dagli imprenditori, dagli uomini (quindi meno bugiardi delle donne), i sacerdoti, i giovani, le prostitute ed i medici (dati emersi dallo studio “Gli italiani e le bugie”, tramite una ricerca effettuata con interviste telefoniche qualche tempo fa da Astra/Demoskopea).
Un calderone bello vasto, dunque, in cui ognuno di noi, a suo modo, è presente con più o meno colpa.
Altro che povero Pinocchio!!!

Buon fine settimana!!!

Stefano Ristori

Nel corso dei secoli, noi italiani abbiamo acquisito nel mondo la fama di essere grandi e passionali amatori.
Sicuramente una considerazione lusinghiera, dietro la quale però poi si nascondono, talvolta, dei risvolti negativi che tramutano questo nostro “ardore” in una sorta di iper controllo da voler attuare nei confronti del partner, che può sfociare anche in dolorosi episodi che, in casi estremi, addirittura raggiungono epiloghi tragici. Mi sto riferendo ovviamente a quella componente variabile presente in tutte le coppie italiane, più comunemente denominata GELOSIA.
Un elemento fondamentale, nella sua forma più lieve e soprattutto sana perché, come sappiamo tutti, essere gelosi della persona con cui si sta insieme significa tenere molto a quella relazione e desiderare che nessuno possa in qualche modo intromettersi nel tentativo di minarla. Succede però che nel nostro Paese si manifesti una sorta di simbiosi di coppia in cui uno dei due elementi soffochi l’altro, cercando di stargli attaccato il più possibile privandolo di frequente anche di quei momenti di libertà personale che ognuno di noi vorrebbe viversi.

gelosia

E’ un problema che accomuna uomini e donne, dovuto probabilmente ad una insicurezza di base, alla fragilità ed alla poca stima verso sé stessi. In molti casi però (e in questo caso gli uomini sono decisamente peggiori), c’è chi usa l’arma della gelosia per coprire, in realtà, la propria infedeltà nei confronti del partner, un meschino stratagemma con cui si tende a colpire ingiustamente la propria compagna, rendendola vittima di due soprusi, calunnia (per qualcosa che non ha mai commesso) e tradimento. “Cornuta e mazziata” dunque, come si usa dire di solito.
Questa sorta di “diritto di possesso” di cui un individuo si arroga, nell’epoca attuale sta pian piano modificandosi per la mutazione dei rapporti di coppia avvenuta negli ultimi vent’anni. I matrimoni sono sempre meno e sempre meno duraturi, le relazioni tra uomo e donna sono molto meno stabili rispetto al passato e spesso si chiudono per insoddisfazione generale di uno dei due partner, causando nell’altro un senso di abbandono che lo porta a non volersi rassegnare e a tentare in ogni modo di riconquistare la persona amata, in alcuni casi anche diventando ossessivo e pericoloso, precipitando, purtroppo, in quel triste fenomeno chiamato stalking, una sorta di persecuzione maniacale che in alcuni casi si manifesta con gravi episodi di violenza, sia fisica che mentale, a volte addirittura tradotti in eventi delittuosi.
Ritornando al discorso tradimento, l’avvento dei social network, che ha facilitato in maniera impressionante l’opportunità di conoscere gente nuova, ha sicuramente contribuito ad incrementare l’infedeltà di coppia.
E’ quindi iniziata una nuova era, quella della “gelosia virtuale” spesso però associata a tradimenti non virtuali ma anzi, più che concreti!
Per fortuna in questo ambito, pur risultando in Europa tra i più sospettosi in amore, diciamo che noi italiani siamo in buona compagnia, accomunati da questo sentimento un po’ a tutto il resto del mondo. Fanno un pochino eccezione i paesi nordici, con gente più fredda e meno propensa ad esternare i propri stati d’animo, anche se vorrei proprio vedere come reagirebbe un finlandese che, entrando in camera, si dovesse trovare la moglie a letto con l’idraulico!
Il rapporto di coppia si dovrebbe basare innanzitutto sul rispetto reciproco, perché sulla base di questo è possibile auspicare delle unioni più solide, fondate sulla sincerità, sull’intesa e sulla reciproca collaborazione, oltre che, ovviamente, sull’amore.
Ma anche verso questa direzione, la strada da percorrere sembra non avere mai fine…

E’ tutto anche per oggi, a venerdì prossimo!
Ciao!!!

Stefano Ristori

Qualche giorno fa, cazzeggiando su facebook, mi sono imbattuto in un post relativo a sanzioni per i ciclisti che circolano per strada in gruppo anzichè procedere in fila indiana.
Questa qui sotto è la foto dell’articolo di giornale utilizzata da chi ha creato il post.

ciclisti

Ho subito pensato: “Ooohh, era ora che qualcuno facesse qualcosa”.
Infatti, in questi ultimi 18 anni in cui ho macinato chilometri in automobile, da quando io stesso ho abbandonato la bicicletta, mi sono reso conto di quanto sia irritante imbattersi lungo la strada in due o più ciclisti amatoriali che si dedicano a questa attività (tipica del sabato pomeriggio o della domenica), con serietà ed impegno tali da immedesimarsi in maniera oltremodo fedele al ruolo del professionista, convinti forse di partecipare a qualche corsa in linea o magari a qualche tappa del giro d’Italia o del tour de France.
Diventano gli unici padroni della strada creando disagio al traffico, ed addirittura sono pure capaci di lamentarsi se qualcuno osa suonare un clacson oppure contesta il loro modo di procedere, causa d’intralcio di metà della carreggiata.
Sembra che proprio non riescano ad andare in fila indiana, che debbano sfrecciare lungo la strada con i loro velocipedi ultra sofisticati (per altro spesso sprovvisti di campanello, violando anche per questo il codice della strada), sfoggiando con narcisismo e tipica postura da atleti consumati il look completo ed impeccabile del ciclista professionista, non sapendo (o più probabilmente ignorando) che invece si debba pedalare uno dietro l’altro in modo da evitare pericoli, per loro stessi innanzitutto e comunque per tutta la circolazione in generale.
Anche perché, per procedere in gruppo, è necessaria l’autorizzazione dell’ente proprietario della strada, oltre che la presenza di auto di assistenza che li precedano e che li seguano.
Forse questo atteggiamento è dovuto anche all’indifferenza dei vigili e della polizia stradale, che qui in Italia (tanto per cambiare) non si azzardano a multare questi sportivi a due ruote perché, vittime dell’ipocrisia che contraddistingue il nostro Paese, potrebbero poi subire attacchi da parte di ambientalisti, giornalisti e di tutti coloro che si ergono a paladini della bicicletta in quanto mezzo di trasporto sano e soprattutto ecologico, trascurando però ciò che impone il CdS e magari comportandosi in maniera tutt’altro che sana ed ecologica in altre situazioni, dove sarebbe forse più opportuno osservare una condotta eticamente corretta.

Quindi, cari ciclisti italiani, seppur atletici e non inquinanti, imparate ad assumere un atteggiamento responsabile e rispettoso nei confronti del prossimo visto che, giustamente, lo pretendete per voi stessi.
Mi riferisco a tutti, anche a coloro che normalmente utilizzano la bicicletta in città non per fare sport ma come semplice mezzo di trasporto, e che passano sulle strisce pedonali destinate esclusivamente ai pedoni, che pedalano per strada controsenso, che circolano sui marciapiedi, o che circolano sui marciapiedi controsenso e per giunta a tutta velocità, stampandosi poi sui cofani delle auto che escono tranquillamente dai passi carrai (come è successo a me, ad esempio, un paio di mesi fa)!

Arrivederci a tutti, chi può farlo ne approfitti per godere di queste ultime belle giornate estive per fare qualche passeggiata in bici (nel rispetto del prossimo!), magari in compagnia del proprio partner o di tutta la famiglia!

Stefano Ristori

Dove eravamo rimasti?
Ah si, agli auguri per le vacanze ed ai bilanci di questi primi miei 6 mesi di blog…
Il mese di agosto però si è ormai concluso da qualche giorno, la maggior parte di voi (come me del resto) ha ricominciato a lavorare, ed anche questo piccolo spazio settimanale, dedicato ai miei sfoghi personali sulle cattive abitudini di casa nostra, si rimette in moto per intrattenervi ogni venerdì con nuovi spunti di riflessione.
Oggi però vorrei eccezionalmente esulare dal tema consueto del mio blog, parlandovi della mia settimana di villeggiatura appena trascorsa all’estero, e nello specifico sull’isola di Maiorca, nelle Baleari.

Perché? Vi chiederete voi…

Di certo non per tediarvi con un reportage completo dei miei 7 giorni spagnoli, ma per porre l’attenzione sulle abitudini in vacanza degli inglesi…

Scusa, ma non eri in Spagna? E che c’entrano gli inglesi? Vi chiederete voi…

C’entrano eccome…dovete sapere infatti che ho alloggiato in una località chiama Puert de Pollenca, nel nord-est dell’isola, graziosa cittadina turistica invasa ogni anno da turisti quasi esclusivamente inglesi, che hanno in pratica tramutato questo luogo in una sorta di colonia britannica affacciata sul mediterraneo. Molti aspetti di questo centro turistico richiamano, infatti, la penisola d’oltre Manica, dalle abitazioni in stile tipicamente inglese, negozi che vendono prodotti di vario genere graditi agli inglesi, locali che trasmettono partite del campionato inglese (invece che spagnolo!), etc…
Devo dire che per i primi giorni di vacanza ho seriamente temuto che la destinazione del mio volo fosse stata cambiata a mia insaputa!
Port de Pollenca

Poi però mi sono reso conto di un po’ di cose…per strada la gente passeggiava pacifica e ordinata, le auto procedevano a velocità moderata e rispettando scrupolosamente, in generale, il codice della strada, gli avventori dei bar guardavano le partite nei maxi schermi commentando pacatamente ed esultando con contegno nel momento del gol, in spiaggia ognuno rispettava gli spazi altrui, non produceva rumori molesti ed anche i bambini giocavano senza causare disturbo, e qualora invece qualcuno di essi lo avesse causato, bastava un piccolo richiamo da parte di uno dei genitori (con un leggero aumento del tono di voce, comunque moderato) per riportarlo immediatamente all’ordine.

Su certi aspetti noi italiani avremmo molto da imparare…

Gente, devo quindi ammettere che, a parte per le condizioni climatiche avverse e per alcuni disagi creati dal cambio dei voli (a proposito, sull’aereo solita caciara e solito applauso nostrano all’atterraggio, sia all’andata che al ritorno) ho trascorso una bella e rilassante settimana di vacanza!
Complimenti e grazie quindi ai turisti inglesi, sicuramente un po’ seriosi e poco propensi alla giovialità ma decisamente educati!
E adesso, si ricomincia con la solita vita qui in Italia, ovviamente più turbolenta e stressante, pronto però come sempre a catturare nuove situazioni su cui continuare a lamentarmi nelle prossime settimane.

Buon week end! A venerdì!

Stefano Ristori

Da poco più di 6 mesi (da quando è nato questo blog) a questa parte, ho cercato di porre l’attenzione su diverse cattive abitudini tipiche del popolo italiano.
Gli argomenti di cui ho scritto sono stati di varia natura, spaziando da post in cui ho trattato di peculiarità divertenti a temi più seri con problematiche più gravi e sulle quali c’è davvero di cui vergognarsi.
Ogni settimana, inoltre, molti di voi mi hanno aiutato commentando i miei articoli lasciando, talvolta, anche preziose testimonianze che, a seconda delle circostanze, suffragavano o anche smentivano ciò di cui avevo raccontato, fornendo così sia a me quanto agli altri lettori ulteriori ed interessanti spunti di riflessione.

buone_vacanze

Quindi, grazie davvero per la vostra utilissima partecipazione (commentatori o semplici lettori), spero continuiate così anche nel prosieguo di questa avventura, che per il mese di agosto si interromperà momentaneamente ma riprenderà nuovamente dal 6 settembre.
Del resto, che italiano sarei se non mi allineassi alla tipica usanza “nostrana” delle “ferie d’agosto”? 
Ovviamente, pur dedicandomi al riposo ma anche ad altre cose, mi organizzerò per un rientro dalle vacanze con novità ed ulteriori sfoghi che aspetteranno soltanto di essere letti e commentati da voi.
Fossero poi anche apprezzati, meglio ancora!
Quindi vi auguro buone vacanze lasciandovi questo simpatico video di Bruno Bozzetto, in cui vengono messi in contrapposizione i comportamenti degli italiani in determinate situazioni con quelli invece degli altri cittadini europei. Una sorta di piccolo riassunto delle nostre peggiori nefandezze, alcune di esse anche da me raccontate.
Buona visione, appuntamento a settembre!!!

Stefano Ristori

Tempo d’estate, tempo di ferie!
E da bravi mediterranei peninsulari, circondati per tre quarti dal mare, adoriamo trascorrere le nostre vacanze affollando le spiagge e, soprattutto, passando il nostro tempo sulla sabbia dando sfoggio, ahimè anche in questo caso, dei nostri soliti comportamenti molesti che da molti non vengono certo visti di buon occhio.
Analizziamone qualcuno.
Innanzitutto la pessima abitudine di produrre rumori molesti si perpetua anche in queste situazioni, pare ormai scontato che la presenza di un italiano in un contesto qualsiasi debba associarsi in maniera direttamente proporzionale all’aumento dei decibel prodotti.
Praticamente tra cafoni molesti di ogni sorta, genitori urlanti, bimbi frignanti, ogni occasione è buona per creare frastuono!
Sottocategoria della categoria sopracitata è quella in cui appartengono gli ossessionati dal telefonino (anche questi già visti tempo fa) che, noncuranti della quiete altrui, disturbano e creano disagio generale con suonerie e cicalini vari, trascorrendo ore a parlare dei fatti propri a voce alta.
Poi ci sono i “beach invaders”, coloro che giocano a calcio, volley, racchettoni, etc. sulla spiaggia, invadendo a suon di pallonate, nuvole di sabbia e schizzi d’acqua gli altri poveri bagnanti che invece se ne stanno quieti sotto l’ombrellone.
Mi rendo conto di quanto sia divertente organizzare una bella partita in riva al mare, lo abbiamo fatto tutti, però se ci cercasse di farlo in ambiti in cui si è certi di non arrecare il minimo disturbo a nessuno sarebbe senz’altro cosa buona e giusta!
Rimanendo in tema d’invasione, altra nostra brutta abitudine è quella di avvicinarci eccessivamente agli spazi vitali degli altri, magari attaccando il nostro ombrellone oppure teli mare, sedie a sdraio ed altri oggetti di varia natura a pochi centimetri da chi ci sta vicino.

spiaggia

Spostando l’attenzione invece sui comportamenti prettamente “acquatici”, risultiamo particolarmente indisciplinati e non rispettosi delle regole di sicurezza alle quali ci si dovrebbe attenere in mare, ad esempio distanza delle imbarcazioni dalla riva, utilizzo di aqua scooter, pesca subacquea, etc. Quindi, oltre che maleducati, anche molto pericolosi per l’incolumità nostra e altrui!
E poi, come gran finale, altra tipica peculiarità italiana estiva che non viene ben giudicata, soprattutto dagli stranieri, consiste nelle classiche abbuffate familiari sulla spiaggia!
In questo caso, l’usanza prepondera più marcatamente nel sud Italia, con mega gruppi di persone che si riuniscono sotto uno o più ombrelloni per condividere pasta al forno, lasagne e comunque ogni sorta di cibo, in un clima generale tanto festoso e godurioso per chi partecipa alla tavolata quanto irritante per coloro che invece stanno intorno a guardare (forse però in questo caso anche perché rosicano un po’ per l’invidia).
Insomma, come al solito non perdiamo occasione per farci riconoscere!

Dunque, italici tipi da spiaggia, anche per questa settimana è tutto. Voi che potete godetevi il mare (nella maniera meno molesta possibile) alla facciazza nostra, che invece ce ne restiamo qui in città palliducci, sudaticci e a boccheggiare dal caldo!

Ciaooooo!!!!!

Stefano Ristori

Il termine con cui si fa riferimento ad oggetti volanti non identificati, nella cultura popolare spesso associato a navi spaziali extraterrestri, è l’acronimo inglese “U.F.O.”, parola derivante dalle iniziali di“Unidentified Flying Object”.
In questo caso, ho voluto simpaticamente prendere spunto da questa sigla per indicare degli “oggetti volanti” che, al contrario, sono identificabilissimi, che viaggiano su aerei di linea, ma che per la loro fastidiosa condotta risultano, talvolta, essere sgraditi agli altri viaggiatori (Unpleasant Flying Objects).
Vi sentite per caso chiamati in causa? Bravi, perche gli “sgraditi oggetti volanti” siamo proprio noi italiani!
Già appena giunti in aeroporto, al momento del check in, cominciamo col dare sfoggio di comportamenti che di certo non passano inosservati. Come nostro solito, e come già raccontato qualche mese fa, abbiamo il pessimo vizio di metterci in coda in maniera disordinata, cosa che determina spesso confusione e discussioni relative alla posizione occupata nella fila.
Confusione che prosegue fino al momento dell’imbarco, dapprima con perdite di tempo scaturite da bagagli che superano il peso imposto dalla compagnia di volo, bagagli a mano di dimensioni non consentite, bottigliette e flaconi vari che in molti vorrebbero portarsi ma che, puntualmente, vengono svuotate oppure che dobbiamo abbandonare nella postazione metal detector dove, nel frattempo, altri nostri connazionali sono in conflitto con cinture, chiavi, monete, etc. che fanno suonare l’allarme, mentre altri ancora sono alle prese con i controlli degli addetti alla sicurezza…insomma, caos e lunghe attese su ogni fronte, con i malcapitati passeggeri di altri paesi che, loro malgrado, vengono travolti da questo turbine nostrano intriso di goffaggine e maleducazione.

italiani in volo

La performance prosegue poi sull’aereo, infatti noi italiani siamo facilmente riconoscibili perché siamo quelli che non riescono poi ad infilare nella cappelliera il famoso bagaglio a mano di dimensioni non consentite (che in qualche modo siamo riusciti comunque a portare a bordo!), cercando aiuto dall’indulgente personale di bordo tramite gesti, parlando in italiano, o con qualche parola sparata a caso in inglese.
Altro nostro marchio di fabbrica è il vociare ad alto volume (compreso quello altamente irritante di alcuni bambini), una cacofonica ma soprattutto insopportabile colonna sonora di viaggio per i soliti passeggeri stranieri che, invece, se ne stanno tranquilli, silenziosi e composti a loro posto, concedendosi al massimo qualche espressione di disappunto.
Tutto questo si trascina fino al momento dell’atterraggio, dove si raggiunge l’apoteosi della caciara nell’istante in cui l’aereo tocca terra, dove all’unisono partiamo con uno scrosciante applauso dedicato al pilota, abile a condurre tutti i viaggiatori sani e salvi a destinazione!
Anche nella fase del ritiro bagagli ci distinguiamo da tutti gli altri, tuffandoci come condor a caccia della preda sul nastro portabagagli, per impossessarci della nostra valigia con irruenza e con la solita maleducazione.

Credo di aver dipinto un quadro abbastanza preciso sul tipico italiano maleducato d’alta quota, incubo per molte persone di altre nazioni e, ovviamente, anche per tutti gli altri nostri concittadini che maleducati non sono.
Un sorta di U.F.O. con cui sarebbe preferibile non avere mai a che fare, ma con cui, purtroppo, capita di avere degli “incontri ravvicinati” che superano di gran lunga quelli del terzo tipo raccontati nel famoso film di Spielberg!

Buon fine settimana, ciao!

Stefano Ristori

L’Italia, si sa, è terra di poeti, santi e navigatori.
Ma facendo riferimento al periodo attuale, diciamo che sono altre le categorie di persone attraverso le quali veniamo generalmente “catalogati”, in base a tipiche attitudini e peculiarità che ci contraddistinguono.
Questo lo si evince, spesso, anche dai risultati ottenuti a seguito di sondaggi statistici in base ai quali, come consuetudine, vengono poi stilate curiose classifiche tra i cittadini di tutto il mondo, dove, dalla posizione occupata in graduatoria, si determina quanto un popolo possa essere accostato o meno ad una particolare categoria di persone.
Sicuramente, ritornando al discorso classifiche, per quanto gli italiani possano annoverare ottimi piazzamenti in graduatorie che, ad esempio, si rivolgono agli stilisti più apprezzati, agli amatori più passionali oppure agli chef migliori, (tanto per citarne qualcuna) di contro, visti i dati sconfortanti emersi da sondaggi dello scorso anno, occupiamo ad esempio un’umiliante ultima posizione per ciò che riguarda i lettori più assidui tra i paesi membri dell’ Unione Europea e comunque, più in generale, una delle più basse di tutto il continente.
In Europa, parlando di cifre, nel 2012 soltanto il 46% degli italiani ha letto almeno un libro, percentuale che se confrontata con quella della Germania (che arriva addirittura all’82%), della Francia (70%) o della Spagna (61,4%), ci deve far parecchio riflettere, oltre che impallidire. Un dato decisamente sconfortante, soprattutto per demerito degli uomini, che leggono molto meno rispetto alle donne (rispettivamente il 39,7% contro il 51,9%).
Percentuali bassissime anche tra i nostri connazionali che leggono tra i 4 e gli 11 libri all’anno (18,4%) e coloro che invece superano gli 11 (soltanto il 6,3% della popolazione).
Anche per ciò che riguarda i quotidiani, la situazione non è delle migliori.
Il 52% dichiara di leggerne uno almeno una volta alla settimana, mentre solo il 36% li legge almeno 5 giorni su 7.
C’è da dire, comunque, che molti preferiscono informarsi tramite il web, pur considerando che anche attraverso l’utilizzo della rete i nostri limiti a livello di lettura e di ricerche a scopo culturale tendano a permanere.

libri

Se già leggiamo poco, inoltre, bisogna aggiungere che lo facciamo anche scegliendo letture di scarsa qualità!
Basti pensare, ad esempio, alle classifiche dei volumi più letti in Italia ogni settimana, oppure ai libri più venduti nel nostro Paese. Come avrete notato più volte, le migliori posizioni sono spesso occupate, tanto per citarne qualcuno, da libri di cucina tipo della Clerici o della Parodi, romanzi di Fabio Volo, autobiografie di calciatori, etc.
Per non parlare poi delle riviste di gossip, che a suon di scandali e pettegolezzi, catturano l’attenzione di un foltissimo numero di lettori, aiutati anche da programmi televisivi spazzatura che ci bombardano da mattina a sera, ma di questo ne abbiamo già discusso…

Italiani popolo di poeti, santi e soprattutto navigatori, abili ed esperti marinai anche nell’infinito mare dell’ignoranza…

Buon week end gente, a venerdì prossimo!

Stefano Ristori

Un fenomeno negativo particolarmente radicato qui in Italia, nell’ambito già di per sé difficoltoso del lavoro pubblico, è quello dell’assenteismo.
Un problema presente da noi già da diverso tempo, ma che forse ha subito un’inquietante impennata da una decina d’anni a questa parte, con casi più volte documentati soprattutto tra gli impieghi statali, ma anche con altri episodi eclatanti di astensionismo da parte di alcuni dei nostri parlamentari, fino a situazioni di minor clamore, ma comunque altrettanto gravi, emerse in diversi altri settori.
Secondo recenti rilevamenti Istat, pare che negli ultimi anni, all’interno di questo contesto, la percentuale di assenze abbia raggiunto circa il 20%, alla faccia della crisi (e della conseguente carenza dei posti di lavoro) che sembra non aver quasi per nulla influito su questo dato decisamente sconfortante!
Nonostante trovare e mantenere un impiego risulti ormai, ad oggi, impresa davvero ardua, c’è evidentemente chi l’impiego c’è l’ha e di tale dato pare fregarsene altamente, truffando così lo stato senza farsi troppi scrupoli!
La condizione più grave pare essere quella legata agli enti locali, soprattutto nei comuni, con una classifica di assenze che vede in testa Bolzano (con una media di 38,9 giorni), seguita da Firenze (29,8 giorni) e poi da Milano (27 giorni).

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Gli assenteisti peggiori, di cui le cronache ed alcuni programmi di denuncia (come ad esempio “Striscia la Notizia” e “Le Iene”) ci hanno raccontato le “gesta” innumerevoli volte, sono da indicare tra quegli impiegati che timbrano al mattino il cartellino magnetico puntuali come orologi svizzeri, ma che poi se ne vanno di nascosto, magari coperti anche da qualche collega, abbandonando così il posto in ufficio per svolgere in altro luogo e per un periodo di tempo più o meno lungo altre faccende personali.
La questione, in Italia, è talmente grottesca che spesso questi individui non hanno nemmeno bisogno di nascondersi o di farsi coprire da qualcuno, proprio perché, non venendo minimamente controllati, possono fare i loro comodi in assoluta tranquillità e senza, per questo, temere di venire scoperti e di essere così soggetti ad eventuali richiami o sanzioni disciplinari (in alcuni casi anche perché agevolati da addetti a controlli che praticano assenteismo a loro volta o che sono troppo magnanimi e tolleranti nei loro confronti)!
Importante è sottolineare, comunque, come questa fenomenologia tipica del lavoro pubblico non debba però essere associata ad ogni lavoratore di questo settore, considerando che ci sono invece davvero molti impiegati che non solo prestano servizio in maniera onesta ed impeccabile, ma che spesso si ritrovano a dover sbrogliare matasse burocratiche da cui il nostro Paese è aggrovigliato, in molti casi giusto per colpa di qualcuno che non svolge il proprio dovere!

Non resta che sperare, dunque, in chissà quale soluzione per questo tipo di problema. L’avvento della crisi economica non solo pare non sia servito almeno a portare un freno a questa piaga, ma anzi, è stato causa, e lo è tutt’ora, di gravi ripercussioni sulla qualità e sull’efficienza dei servizi pubblici offerti dallo Stato!
Al momento, non possiamo far altro che assistere impotenti ad un circolo vizioso contro cui non si può far nulla. E’ un po’come il classico cane che si morde la coda.

Anche per stavolta è tutto, appuntamento a venerdì prossimo, ciao!!!

Stefano Ristori

Il 16 gennaio del 2003 è stata approvata dal parlamento italiano la legge antifumo.
Da questo momento in avanti, nel nostro Paese, è entrato in vigore il divieto di fumare negli spazi pubblici al chiuso, ad eccezione di appositi spazi al coperto adibiti appositamente per i fumatori, in cui debbano comunque essere osservate normative specifiche relative alla ventilazione, alla pressione atmosferica ed al tasso di ricambio aria.
Sicuramente una vera e propria boccata d’ossigeno (e non solo in senso metaforico!) per tutti coloro che si sono ritrovati fino a quel momento, me compreso, a dover subire il fumo passivo senza poter far nulla. Penso specialmente a quei luoghi in cui si mangia o si beve (ristoranti, pub, bar, etc.), in cui per fortuna al chiuso questo fastidiosa consuetudine è stata finalmente debellata. Persiste comunque la problematica nei locali all’aperto, dove in Italia sembra che, in questo caso, il fumo non possa minimamente recare alcun disturbo agli avventori che non hanno questo vizio sgradevole.
Negli Stati Uniti, in Giappone ed in molti altre nazioni, il divieto assoluto di fumare è stato esteso in qualunque luogo pubblico, sia che si trovi al chiuso o all’aperto.
Stessa cosa ancora non è avvenuta da noi, o per lo meno non è stata varata ancora una legge in tal senso(anche se pare ci saranno novità positive nel prossimo futuro) a parte qualche brillante iniziativa isolata in alcune zone d’Italia.
Da non fumatore, sono particolarmente sensibile a questa tematica, varie sono state le situazioni in cui un mio pasto all’aperto sia stato parzialmente rovinato da maleodoranti vampate di fumo, o perché seduto vicino a fumatori oppure perché gli spostamenti d’aria avevano deciso di farmi dispetto.

vietato fumare

Ad esempio, un paio di domeniche fa, mi trovavo a Vigevano a fare una passeggiata con la mia compagna. Ci siamo seduti in uno dei tavolini di un bar della famosa piazza centrale della località, tra l’altro, a mio giudizio, una delle più belle d’Italia.
Abbiamo ordinato del cibo e, nel bel mezzo della nostra consumazione, in un tavolo adiacente al nostro si sono seduti un uomo ed una donna, entrambi fumatori, che senza farsi troppi problemi hanno acceso in contemporanea la sigaretta e hanno cominciato a “sfumazzare” con gusto. A proposito di gusto, vi lascio immaginare in quel momento il sapore della mia coppa gelato e del panino della mia compagna.
Questo solo per citarvi un avvenimento recente, ma ormai ho perso il conto delle volte in cui, mio malgrado, mi sono ritrovato in questo tipo di situazione.
A voi non è mai capitato? Immagino un sacco di volte… Tra l’altro mi è successo di confrontarmi proprio con alcuni fumatori che, a loro volta, mi hanno confessato di provare fastidio se sentono odore di fumo mentre mangiano.
Ma la questione andrebbe comunque estesa, non solo a locali in cui si consuma cibo, ma a tutti quegli ambienti all’aperto in cui il fumo possa dare fastidio e procurare addirittura danno a soggetti particolarmente a rischio, penso a persone con problemi di salute e bambini.
Quindi, miei cari fumatori, non pensiate di non causare alcun disagio alla gente che vi sta intorno solo per il fatto che non vi troviate al coperto, abbandonate questa falsa inconsapevolezza molto più simile al menefreghismo, cercate di essere più sensibili ai problemi degli altri, nell’attesa di una legge che ponga finalmente rimedio a tale questione.
Tanto ne avete di occasioni e di luoghi per fumare le vostre sigarette, i vostri sigari dall’odore nauseabondo, le vostre pipe in assoluta libertà e, soprattutto, senza ledere la libertà di chi non fuma!
Mettetevi una manina sulla coscienza…

Ciao a tutti, a venerdì prossimo!

Stefano Ristori